Maria Gabriella Leonardi: “È bello scrivere per qualcosa che si ama e io vorrei che la mia città, Giarre, fosse più amata da chi la vive”
Intervista a cura di Leonardo Alia, Rosario Salvatore Andò, Samantha Budeci, Filippo
Cardillo, Giulia Cavallaro, Francesco Copani, Antonio D’Angelo, Mario D’Urso, Ana
Maria Duti, Angelo Fichera, Melissa Fichera, Federica Fresta, Martina Granata,
Gaia La Spina, Salvatore Lo Castro, Stefania Massimino, Cecilia Grazia Elfriede
Patanè, Giorgia Privato, Giorgio Puglisi, Barbara Rigaglia, Alessandra Scalia,
Francesca Scalia, Martina Scavo, Chiara Sciacca, Elisa Torrisi, Ilaria Villari.
Con l’aiuto del nostro esperto
giornalista, Grazia Calanna, abbiamo pensato alle domande da fare per
intervistare la giornalista Maria
Gabriella Leonardi - Giornalista pubblicista, collabora con il quotidiano
regionale La Sicilia, come
corrispondente da Giarre, con il quotidiano nazionale di ispirazione cattolica Avvenire. I suoi articoli sono raccolti
su due blog "Tardi la sera, presto la mattina" e "Cattolici
siciliani". Cura la pagina fb “Attila il flagello dei topi”.
Come e quando è nata la sua passione per il giornalismo?
Quando avevo 7 anni ascoltavo i tg,
scrivevo le notizie in un foglio e poi le ripetevo ai miei genitori mentre
eravamo a tavola. Ma il momento di svolta si è verificato mentre frequentavo il
Liceo, a 15 anni, con alcuni compagni di scuola abbiamo fondato il giornalino
d'istituto. Da allora il giornalismo è stato il compagno della mia vita.
Quale è stata ad
oggi la sua intervista preferita?
Dovevo intervistare la figlia di due coniugi
che un giorno saranno proclamati santi. Questa signora quando l'ho vista
si è presentata con un aspetto avvenente, eccentrico e ho pensato che forse non
aveva capito nulla della semplicità e della profondità della vita dei suoi
genitori. Invece mentre la intervistavo e mi raccontava dei suoi genitori si è
commossa, io non ho saputo cosa dire e mi sono sentita un verme. L'avevo
giudicata solo basandomi sull'aspetto esteriore. Un grave errore.
Ci racconta un aneddoto un fatto divertente legato alla
sua professione?
Ero andata a vedere lo spegnimento di un
incendio con un canader nella zona di val Calanna a Zafferana, un fatto molto
appassionante. Ma al mio ritorno a piedi, passando tra case di campagna,
evidentemente con la mia sola presenza avrò infastidito il cagnolino di una
signora che, per tutta risposta, mi ha inseguito minaccioso e intenzionato a
mordermi. Per fortuna era piccolino. Io sono scappata a gambe levate e sentivo
che questo accidenti di cagnolino cercava di mordermi proprio vicino alle mie
caviglie. Dopo un chilometro l'ho seminato e mi sono salvata. Devo essere stata
molto ridicola a scappare da un cosino così piccolo.
È bello scrivere
per la propria città? Quali sono gli argomenti che preferisce trattare?
È bello scrivere per qualcosa che si ama
e io vorrei che la mia città fosse più amata da chi la vive. Gli argomenti che
preferisco sono i gesti d'amore dei cittadini verso la città: gruppi che
organizzano la pulizia di un luogo, persone che si mobilitano per aiutare
qualcuno che sta male, iniziative per rendere più bella la città.
Nell’era
digitale con la possibilità per tutti di raggiungere tutti con un semplice
tweet, a cosa serve il giornalista?
Il giornalista ti dà il contesto di un
fatto, ti indica le priorità, cosa è più e cosa è meno importante, ti aiuta a
comprendere i fatti e a farti la tua opinione. Il giornalista serve anche per
tenere viva la memoria, tutto si dimentica in fretta.
Per Avvenire mi è capitato di intervistare alcuni ex ministri: Stefania Prestigiacomo, Roberto Maroni, Letizia Moratti… Per La Sicilia tutti gli ultimi governatori ogni volta che venivano a Giarre: Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e Nello Musumeci.
Che cosa è cambiato
da quando è giornalista nel modo di fare informazione?
È cambiato tutto: ho iniziato che c'era
solo la carta stampata, la tv e la radio. Oggi la carta stampata è in crisi
perchè la gente si informa on line e non compra più i giornali. Penso che la
cosa più grave che è accaduta è che si è perso il valore del lavoro
giornalistico.
Che
cosa è la post-verità? Conta più della verità?
La post-verità diciamo che è il credere
a qualcosa a cui vogliamo credere, aldilà dei fatti reali. Penso che dobbiamo
fare i conti con i fatti reali e non rinchiuderci nelle nostre convinzioni.
Oggi
vista la grande confusione online tra informazione e pubblicità il lettore come
può essere informato nel modo giusto? Oggi il lettore come può difendersi dalle fake news?
Occorre studiare molto. Grazie alla
cultura e alla capacità di ragionare con la propria testa si può dare un valore
e un significato ai fatti e riconoscere quando qualcuno, sotto sotto, ti vuole
vendere qualcosa. Le fake news spesso sono grossolane, sono frutto di
fotomontaggi. Basta ragionare un po' per rendersi conto che qualcosa non va,
magari perchè il sito che diffonde la notizia è strano, non è autorevole.
Spesso le fake news confezionate ad arte fanno leva su convinzioni diffuse tra
la gente (Gli immigrati cattivi, i siciliani mafiosi...). Una persona con una
preparazione culturale più difficilmente ci cascherà.
Non
si approfondisce più la notizia perché conta di più diffonderla velocemente?
Sì, spesso è così, si punta più
sull'essere i primi a raccontare qualcosa. Tuttavia, molto spesso cerco di
spiegare procedure, fatti complicati e mi rendo conto che solo pochi lettori
sono interessati ad approfondire. L'approfondimento richiede tempo e non è
adeguatamente pagato: questi sono entrambi due problemi.
I giornalisti
rischiano di scomparire per essere sostituiti da professionisti del marketing?
No, o perlomeno spero di no perché sono
due professioni del tutto diverse. Tuttavia, in un contesto siciliano dove le
testate giornalistiche sia televisive che della carta stampata sono in crisi il
giornalista può avere facilmente bisogno di cercare sponsor per finanziare
programmi o testate. Questo è un problema perché rischia di non essere
imparziale o di potere essere "comprato".
Che
cosa succede al mondo della carta stampata: perché i giornali vendono sempre di
meno?
Le persone si informano on line,
soprattutto i giovani. Quindi non hanno sviluppato un attaccamento alla carta
stampata, come i loro nonni. Tuttavia, così facendo, finiscono per ritenere,
anche inconsciamente, che l'informazione non abbia costi, debba essere
gratuita. Se paghi qualcosa le dai un valore, sarai anche più motivato a
leggere un articolo. Se ricevi tante informazioni gratuitamente finisci per
leggere solo i titoli, pensando così di essere informato.
Un
tempo l’ideale della professione giornalistica era cercare la verità, attraverso
la ricostruzione e l’interpretazione dei fatti, oggi? Mentre le tecnologie si
evolvono, la natura del giornalismo rimane fedele a se stessa nel ricercare la
verità?
È lo stesso, e lo sarà sempre.
Un giornalista deve limitarsi a riferire
fatti avvenuti o deve commentarli?
Il giornalista anche quando riferisce un
fatto lo fa secondo il proprio punto di vista. Il punto di osservazione di chi
racconta c'è sempre, anche se non esprime opinioni. Ma il punto di vista si
evince dagli elementi che sceglie di raccontare, l'ordine di importanza che dà,
l'enfasi che ci mette. L'importante è che il punto di vista di chi racconta sia
chiaro. Anche qui, chi ha una formazione culturale, si documenta, legge molto
sa riconoscere il punto di vista di chi racconta e, quindi, le sue opinioni.
Cosa consiglia ad un giovane che vuole
fare il giornalista?
Di studiare molto, deve avere una
cultura generale ampia, conoscere la storia, la geografia, capirne di diritto,
documentarsi prima di scrivere. Deve assolutamente scrivere bene in italiano.
Deve anche conoscere le lingue bene. Spero che tra qualche anno le cose
miglioreranno in questo settore in Sicilia, altrimenti chi vuole fare il
giornalista dovrà fare le valigie e andare fuori. Per restare a fare il
giornalista in Sicilia e aiutare questa terra bella e sventurata occorre un
altro lavoro per mantenersi.
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